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Transizione energetica: come condurla oltre gli iter burocratici – We Wealth intervista Heron

By 14 Ottobre 2021No Comments

Settore delle energie rinnovabili a forte interesse da parte degli investitori, sebbene i tecnicismi che contraddistinguono il comparto potrebbero ostacolare la fase di investimento. Servono progettualità e analisi approfondite. We Wealth ne parla con Alessandro Carlesso di Heron, al fianco di Archeide Lux nello sviluppo green

La transizione energetica dev’essere realizzata, ma, nei fatti, non si è ancora registrato il giusto cambio di passo. “Ad oggi, l’incremento della quota di energie rinnovabili in Italia è deludente” commenta Alessandro Carlesso, Managing Partner di Heron Advisory. “Il motivo principale risiede negli iter burocratici molto lenti e complicati nonostante il nostro Paese avrebbe potenzialmente le carte in regola per affermarsi tra i leader mondiali della transizione”.
Non è un caso che l’ultimo sistema incentivante introdotto nel 2019 con il DM FER1 ha assegnato ad oggi dal 2019 poco più di 3 GW di nuova potenza elettrica a fronte di una disponibilità pari a quasi 6 GW (le domande sono poco più del 50%).

Cosa significa investire nelle rinnovabili

Investire nel settore delle rinnovabili significa diverse cose. In primis investire su infrastrutture tangibili ed ecosostenibili, in secondo luogo investire in un settore che non risente delle oscillazioni che si registrano sui mercati finanziari. Per la complessità che ne contraddistingue le fasi, tale mercato necessita però di un supporto tecnico continuo (dalla fase di valutazione dell’investimento, alla fase realizzativa e di gestione post realizzazione), nonché di un’attività di advisory specializzata: “Tante sono le opportunità, ma altrettante sono le incognite sul lato legale, fiscale, normativo, regolamentare e locale” con il rischio di farsi male aggiunge Carlesso. “Alcuni investimenti possono essere incentivati e godere di attese di rendimento generalmente più basse ma certe. Alcune soluzioni sono invece più rischiose ma potenzialmente più remunerative”.

La conoscenza del territorio su più livelli

Il tema dell’investimento fisico in fonti rinnovabili comporta infatti sia uno studio approfondito del territorio, che una conoscenza puntuale dell’amministrazione locale. “Alcuni enti pubblici rifiutano di utilizzare aree non sfruttate a livello agricolo, negando le autorizzazioni per la creazione di un campo fotovoltaico. E’ in casi come questo che il ricorso ad un advisor competente può rivelarsi fondamentale. E’ possibile ad esempio proporre progetti in cui produzione agricola ed energetica coesistono installando impianti cosiddetti agrovoltaici, che contemperino le esigenze della transizione energetica senza penalizzare la produzione agricola e che pertanto troveranno meno ostacoli anche a livello autorizzativo.”
L’eolico invece sconta, ad esempio, un grado di rischio più elevato rispetto al fotovoltaico per via del fattore vento che è molto variabile nel tempo e con differenze anche significative tra aree limitrofe . “Per quanto ci possa esser vento costante in una regione, l’analisi di fattibilità di una pala eolica dà sempre meno certezze rispetto ad un impianto fotovoltaico. Ciò però non significa che si debba investire solo nella seconda fonte anche perché il fotovoltaico non può generare molta energia nei mesi freddi al contrario dell’eolico, quindi diventa strategico la diversificazione ed il bilanciamento tra le varie fonti rinnovabili”.
La raccolta dati preliminare è quindi fondamentale, così come fondamentale è l’ottimizzazione delle tempistiche. “Se il compito di un team di professionisti di investimento quale Archeide è gestire e valorizzare il patrimonio di soggetti terzi per massimizzare il rendimento , l’advisory cerca di fornire il proprio supporto specialistico per ottimizzare questo processo minimizzando il rischio”.

Rinnovabili e, ancora, il tema degli incentivi

Ad incidere sugli investimenti in energie rinnovabili sono poi i meccanismi di incentivazione.
Il sistema incentivante in vigore negli anni 2009-12 (con incentivi fino a 20 anni di durata) prevedeva una tariffa fissa in aggiunta al valore di mercato dell’energia prodotta. Esistevano quindi 2 forme di remunerazione dell’investimento, una fissa (l’incentivo) ed una variabile (la vendita).
A partire dal 2019 (con il Decreto FER1 per il periodo 2019-2021), il sistema incentivante garantisce un valore di remunerazione solo fisso indipendentemente da come si muove il mercato elettrico; sei protetto nel caso di prezzi di mercato molto bassi, ma rinunci a possibili extra profitti nel caso i prezzi di mercato son alti, come sta accadendo in questo momento. Questa nuovo sistema da un lato rende bancabili le iniziative, dall’altro può risultare poco appetibile in questo periodo.

 

Transizione energetica, altri progetti interessanti

Una mercato ancora interessante, continua l’esperto, riguarda i progetti, cosiddetti in “grid parity” che non beneficiano di sistemi incentivanti ma si muovono solo su logiche di mercato.
Investimenti tendenzialmente di grandi dimensioni che, grazie al calo dei prezzi della componentistica registrata nell’ultimo decennio e ad alle economie di scala, sono estremamente interessanti per grandi player e aiutano ad accelerare il processo di nuova generazione di energia verde.
L’interesse degli investitori c’è ma anche in questo caso sono i vincoli paesaggistici di ogni sorta posti alla realizzazione di impianti di grandi dimensioni su aree agricole e l’atteggiamento ostile di alcune amministrazioni a limitarne di molto la crescita.

Da ultimo e probabilmente con il maggior potenziale, è il segmento delle comunità energetiche. Si tratta di associazioni o enti giuridici no profit, regolamentate a livello europeo e recepite a livello italiano che possono essere costituite da cittadini, PMI, enti o autorità locali con l’obiettivo principale di fornire condividere l’energia rinnovabile per ottenere benefici ambientali, economici e sociali. “Si tratta di progetti di medio piccole dimensioni (fino ad 1 MW), in cui i membri della comunità usano l’energia prodotta da uno più impianti condivisi all’interno della comunità stessa (di proprietà o in locazione), per ottenere un risparmio in bolletta.
Il Ministero dell’economia e delle finanze, Mef, ha previsto un sistema incentivante a tariffa fissa, calcolata sull’energia immessa in rete e istantaneamente consumata dalla comunità (“energia condivisa”), a cui si aggiunge il prezzo di mercato dell’energia su tutta l’energia immessa in rete (sull’energia condivisa e sull’energia eccedente). Lo schema appare quindi molto più interessante del FER1 e soprattutto è il modo corretto per sensibilizzare l’utilizzo intelligente dell’energia elettrica, alimentare la crescita degli accumuli e far crescere le fonti rinnovabili senza logiche speculative.

L’Italia e la transizione energetica

Mentre si aspetta di vedere se le misure adottate dal governo saranno in grado di traghettare l’Italia come uno dei Paesi leader della transizione energetica, l’investimento in fonti rinnovabili deve proseguire soprattutto per arrivare ad una maggiore indipendenza energetica. E dev’essere condotto anche con l’ausilio di professionisti che permettono di valutare in modo dettagliato la bontà e sostenibilità dei progetti.
Sono necessarie competenze specializzate e multidisciplinari, che permettono di coprire tematiche tecniche, finanziarie, giuridiche e fiscali, sia in relazione a progetti di sviluppo di nuovi impianti, che di quelli già in essere (tramite anche valutazioni ex post finalizzate all’effettiva ottimizzazione dei costi di gestione)” conclude Carlesso.

Articolo We Wealth